La caccia all’oro ha radici profonde anche in Italia, dove è stata, per lungo tempo, non solo una passione, ma un vero e proprio mestiere. Durante i periodi di guerra, i cercatori d’oro trovavano in questa attività una fonte di sostentamento e sicurezza. Con il passare del tempo, però, questa pratica è diventata un passatempo per pochi appassionati, lasciando un segno indelebile nella nostra cultura.
Nel nostro Paese, le riserve auree ammontano a circa 2452 tonnellate e si trovano principalmente nei corsi d’acqua e nelle miniere. Il Piemonte, con i suoi 25.000 chilometri quadrati, si distingue come una delle regioni più promettenti per scoperte aurifere.
Le ricchezze fluviali del Canavese
Nella zona del Canavese, antichi corsi d’acqua come la “Dora Morta” ospitano oro nativo, mentre la Dora Baltea rimane uno dei fiumi più ricchi d’oro in Italia. Altri corsi d’acqua leggendari, come l’Orco, il Malone e il Chiusella, conservano ancora tracce di questa preziosa eredità. Tra le Alpi, il fiume Cervo cela quantità d’oro generate dalle antiche glaciazioni della Val Sessera.
Il tesoro del Monte Rosa
Il Monte Rosa rappresenta il cuore dell’estrazione aurifera italiana, tanto da essere definito un vero “distretto aurifero”. I principali giacimenti si trovano nelle valli Anzasca e Antrona, dove l’attività mineraria ebbe inizio tra il 1200 e il 1300. La produzione conobbe il suo apice nel 1800, con giacimenti particolarmente ricchi. Tuttavia, l’estrazione divenne sempre più difficoltosa, principalmente a causa della presenza di arsenico e delle difficoltà logistiche.
Nel 1961, con la chiusura dell’ultimo impianto, le miniere del Monte Rosa furono trasformate in un museo, che oggi racconta una storia secolare di dedizione e fatica. Nonostante ciò, estrarre oro a oltre 2000 metri di altitudine rimane una sfida complessa, soprattutto rispetto ai giacimenti più accessibili di Paesi come Australia e Canada.